Ecco il film di “Eddie the Eagle”. La storia di uno strano perdente

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La storia di Eddie the Eagle è una rima comica scritta nei versi melodici delle poesie olimpiche, ma anche l’esempio più bizzarro di cosa significhi credere fino in fondo al proprio sogno, e di come lo sport sappia trasformare uno sconfitto in vincente. È il romanzo di un nerd che potrebbe essere il tuo compagno secchione del liceo, ma che desiderava solo una cosa: partecipare ai Giochi a cinque cerchi. Dell’atleta britannico di fine anni Ottanta si torna a parlare in questi giorni: al Sundance film Festival è stata presentata la pellicola a lui dedicata. Un film che ha convinto molti critici, per quanto si prenda alcune libertà, a partire dalla figura di Bronson Peary (interpretato da Hugh Jackman), ex-campione statunitense di salto dal trampolino e allenatore in Germania di Eddie, che però nella realtà fu seguito da due trainer americani professionisti, per altro a Lake Placid.

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Verso Sochi – Il salto più bello di Birger Ruud fu l’ultimo, quello dopo la prigionia nazista

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Nei giorni in cui la neve casca abbondante sulle colline attorno a Kongsberg, il corpo bronzeo della statua di Birger Ruud sembra piegarsi sotto il peso della bianca coltre, che nasconde il celebre gesto dell’atleta norvegese. Il corpo piegato in avanti, le braccia allargate in volo, gli sci stesi per andare il più lontano possibile. È soltanto una statua, ma non gli manca la leggerezza tipica di chi si cimenta nel salto dal trampolino. Ed è l’omaggio di una terra ad uno dei suoi figli che più la resa orgogliosa, e non soltanto per quanto faceva con gli sci ai piedi, dove Birger ce la faceva sempre a piazzarsi un metro avanti agli avversari. Uno sport assurdo, che era un vero affare di famiglia visto che, a cavallo tra anni Venti e Trenta, oltre a Birger anche i suoi due fratelli Sigmund e Asbbjorn riuscivano a portare in patria vittorie e medaglie. Continua a leggere “Verso Sochi – Il salto più bello di Birger Ruud fu l’ultimo, quello dopo la prigionia nazista”